“Il mondo, come un enorme luna park, si riempie di specchi deformanti che ci restituiscono la nostra immagine, diventata irriconoscibile”
                             - F. Vaccari
Viviamo in questo enorme luna park dove gli specchi sono posizionati e deformati dalle altre persone che lo frequentano. Anche noi collochiamo un nostro specchio deformante dove gli altri possono vedere la loro falsa immagine, ma è quando noi ci osserviamo attraverso quelli degli altri il vero problema. Diventa così naturale abituarsi a quella immagine di noi che crediamo di essere quello che vediamo in quella deformata immagine. Frequentiamo le stesse zone (dove alcune persone hanno collocato i loro specchi) e la ripetitività della nostra immagine si trasforma in una assurda certezza, ma siamo solo stati plasmati da quello che altri hanno deciso dovevamo essere. E a volte assurdamente ne andiamo fieri. Diventa la normalità pensare siano giusti certi atti o abomini.
Poi, nuovi frequentatori del luna park, arrivano e piazzano un nuovo specchio. Ma questo non deforma. Questo ti fa vedere la tua immagine per quello che sei veramente. Nessuna modificazione. Quello che è e basta. Non ci riconosciamo, rimaniamo terrificati da quello che vediamo e decidiamo che quella cosa che non ci piace non siamo noi. Non vogliamo vedere. Magari ci forziamo per qualche tempo o curiosiamo nei dettagli di ciò che vediamo ma la maggior parte di noi non ce la fa. Decide che quella immagine non fa per loro, che non sono quello, solo perché non abituati a vedere una superficie semplice, un vero specchio. Decide che ciò che è reale (o giusto) non lo è perché preferisce crogiolarsi nella sicurezza dell’immagine deformata che l’ha accompagnato da sempre. Quella immagine sbagliata ma che per lui è diventata certezza, realtà e giustezza.
Quando scattiamo immagini viviamo tutto questo, perché la ritualità della fotografia traspone il nostro inconscio attraverso il mezzo. Scattiamo e immortaliamo seguendo l’immagine deformata che il luna park ci ha proiettato senza accorgerci che a nostra volta stiamo deformando l’immagine di qualcuno. Diventiamo vittime e carnefici allo stesso tempo.
Fino al momento in cui ci accorgiamo di essere di fronte ad uno specchio non deformante. E in quel momento abbiamo solo due strade. Quella di scappare e nasconderci nella non-immagine in cui siamo sempre vissuti (ma che stupidamente ci rassicura) oppure affrontare quella nuova forma struggente nella sua realtà, che forse ci fa male, che forse non comprendiamo completamente da subito, ma che ci fa vivere attraverso noi stessi e non attraverso quello che gli altri hanno deciso per noi.
Voi di fronte a quale specchio siete ?

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